Per conquistare la fiducia della persona assistita basta poco, per esempio presentarsi dicendo il proprio nome, così il paziente conosce la persona al di là del medico. #Buongiornoiosono è un ottimo inizio.
Buona educazione vuole che ci si presenti quando si entra in relazione con una persona sconosciuta, dire il proprio nome già basta per creare un contatto. Se questo succede sempre nella vita di tutti i giorni a maggior ragione dovrebbe avvenire nell’ambito medico tra specialista e assistito. E invece no.
Ciò che spesso accade è che il paziente si interfaccia con tanti medici diversi di cui conosce cognome, titolo, branca di competenza. Così il Dott. Rossi è il luminare di oncologia e la Dott.ssa Bianchi la nefrologa specialista. Ma chi c’è dietro il titolo accademico? Una persona la cui identità resta sconosciuta a chi riceve le cure.
Rapporto medico-paziente
Dal primo incontro s’instaura un rapporto sbilanciato tra il medico e il paziente: il primo conosce i dettagli della storia clinica dell’assistito e spesso anche molti particolari della sua vita personale e privata; il secondo, il paziente, si affida a un professionista con cui si relaziona durante la visita, il controllo di routine e il ritiro dei referti. Si delinea in questo modo una situazione normale, di prassi, che al tempo stesso è anche antitetica. Infatti, mentre la comunicazione resta formale – ci si dà del lei, il medico usa una terminologia specialistica, il paziente appare impacciato nello sforzo di emulare il linguaggio medico mentre riferisce sintomi e altri dettagli – la pratica clinica costringe il personale sanitario a entrare in intimo contatto con il paziente.
Lo spiega molto bene il Dott. Marco Gaddes da Filicaia:
“Quando si parla del binomio intimità-cura si pensa a quell’insieme di atti assistenziali, diagnostici, curativi che pongono il medico e l’infermiere in relazione al corpo del paziente. Sono persone che violano il pudore di altre persone, che si definisce come il naturale senso di ritegno per quanto riguarda sia l’intimità fisica che l’intimità spirituale della propria persona e dell’altrui; oppure sono persone che stabiliscono una relazione che le fa partecipi dell’altrui intimità. Così anche un “esame obiettivo” può violare il pudore, quando, senza aver stabilito un rapporto con il paziente, ne infrange l’intimità.”
Cliente, paziente, persona. Il senso delle parole in sanità. Pagg. 24-25.
Per stabilire una relazione tra la persona medico e la persona assistita si può cominciare con una presentazione tipo: “Buongiorno, il sono il Dott. Franco Rossi”. Banale, vero? Forse non così tanto come si potrebbe pensare dal momento che Slow Medicine ha sentito l’esigenza di ricordarlo portando qui da noi il corrispettivo italiano dell’hashtag divenuto di tendenza in UK, appunto #buongiornoiosono.
Come nasce #buongiornoiosono?
Kate Granger è un medico inglese ammalata di tumore che, sorpresa dalla distanza emotiva e umana mostrata dai medici presso cui è in cura, ha coniato #hellomynameis. Il suo obiettivo è sollecitare i medici inglesi a condividere un tweet su Twitter, un post su Facebook o su alti social network con foto e #hellomynameis seguito dal nome. Un modo per metterci davvero la faccia e impegnarsi ad avere un atteggiamento diverso e più attento verso il paziente. In pochi mesi hanno aderito all’iniziativa 400.000 operatori sanitari inglesi.
In Italia Slow Medicine ha preso spunto e fatto altrettanto con #buongiornoiosono. È un hashtag che rispecchia perfettamente i valori di Slow Medicine: cure sobrie, rispettose e giuste. Valori attuabili solo con l’impegno reciproco di creare una relazione umana prima ancora che tra medico e paziente.
D’altra parte, se vogliamo, #buongiornoiosono è un approccio alla cura che si inserisce nell’ambito della medicina narrativa. E tutto riporta alla stessa conclusione: la vicinanza umana e l’ascolto reciproco predispongono a cure migliori o quantomeno più efficaci per il paziente e gratificanti per il medico.
Fonti e approfondimenti: Slow medicine, Quotidiano sanità, Repubblica salute, Socialnet pharma.
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