Pensi di parlare a un medico, e invece no

Chi commenta un post di salute lo fa pensando che a rispondere sia sempre un medico pronto a dare il suo consiglio. A volte è vero e molte altre no: e quindi, che si fa?

Il web writer non è (sempre) un medico

Il web writer non è (sempre) un medico. – Mike Licht, Flickr

Al contrario dei forum medici che sono (dovrebbero essere) animati esclusivamente dagli specialisti della salute, il post e l’articolo su blog e sito sono spesso a cura di una redazione non medica. È bene esplicitarlo ovunque eppure, anche se è scritto a caratteri cubitali, quasi sempre gli utenti continuano a scrivere commenti come se parlassero a un dottore.

“Bel commento! Ma non rispondo: non sono un medico” è quello che vorrei dire agli utenti ogni volta che sul blog arriva una richiesta ricca di dettagli sul disturbo con cui convive. Il commento è una reazione del lettore che recepisce il messaggio del post e vuole interagire direttamente con l’autore per esprimere accordo, disaccordo, dubbi o chiedere consigli. Ed è qui che si insinua la silenziosa dimostrazione di fiducia dell’utente verso chi scrive.

L’utente che è convinto di parlare a un medico invia un commento che, in genere, rispetta questa struttura:

  • Incipit formale: Gent.mo Dott.;
  • Registro alto: scrivo per chiederLe;
  • Molti particolari: descrive nel minimo dettaglio il colore e la forma della ferita, l’intensità del bruciore, la frequenza del disturbo, ecc.;
  • Richiesta di un parere medico specialistico: spero di ricevere una Sua indicazione;
  • Saluto cordiale: La ringrazio e La saluto cordialmente.

Di fronte a una richiesta così strutturata, la prima reazione del web writer è la soddisfazione per aver scritto un post completo, ben articolato e documentato a tal punto da sembrare redatto da un medico; dopo il momento di gloria subentra il terrore della responsabilità. Penso che chi scrive di salute sul web abbia una responsabilità enorme: quella di non dare illusioni di guarigione, di non creare inutili allarmismi e di non indurre l’utente a fare una pericolosissima autodiagnosi. Sono rischi in cui si incorre con facilità e a volte è difficile schivarli, ma con un po’ di allenamento si riesce a dribblare il pericolo, per esempio facendo attenzione ai termini: evitare aggettivi e avverbi che suggeriscono facile entusiasmo o cupo pessimismo può essere un ottimo inizio.

Come ho accennato, credo anche che il commento sia il termometro che misura l’autorevolezza dell’autore percepita dall’utente. Quindi ben venga sentirsi competenti ed esultare per aver intercettato un bisogno e una richiesta più o meno latente di chi cerca online informazioni mediche, ma attenzione: non sostituirsi mai a un medico vero! È una raccomandazione inutile e banale? Forse, ma meglio ribadirla.

Cosa faccio quando ricevo commenti destinati a ipotetici dottori? Indirizzo gli utenti a un forum di interesse e li invito a richiedere l’aiuto di un dottore vero oppure, se è possibile, richiedo l’intervento diretto del medico che risponderà all’utente con competenza e professionalità guidandolo verso il percorso giusto per la risoluzione del disturbo.

Hai un’altra soluzione da suggerirmi? Aspetto un tuo commento, e sai bene che a risponderti sono io che sono tutt’altro che un medico.

PhotoCredit: Mike Licht, Flickr

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