Concettuale, didascalica oppure obiettiva. Quale immagine scelgo?

Da quando tutti hanno capito che le immagini arricchiscono i contenuti e attirano l’attenzione dei lettori, pare che anche post e articoli di salute e benessere sul web siano validi solo se hanno una fotografia. Il ragionamento più o meno fila. Peccato che ogni ricerca sia un piccolo trauma e la scelta molto delicata.

Scegliere l'immagine per i post

Gli articoli di qualità sopravvivono anche senza le immagini.

Immagini a ogni costo? Ma anche no!

I professionisti del web dicono che le belle immagini aumentano la percentuale di condivisioni sui social network, aiutano il lettore a focalizzare un contenuto e, se si è fortunati e bravi, possono diventare virali. E l’aggettivo virale, su questo blog, ci sta d’incanto.
Ciò che probabilmente gli esperti del web non immaginano è la difficoltà di scegliere una foto da abbinare a un articolo di salute. Persone di mezza età sorridenti, una coppia che passeggia in riva al mare, una corsa in campagna comunicano benessere, relax e distensione. Ma come la mettiamo con le malattie e gli acciacchi comuni? Qui le cose si complicano.

Le soluzioni sono due:
1. pubblicare l’articolo senza immagini ché è interessante a prescindere;
2. scegliere una delle tre possibili tipologie di fotografia: concettuale, didascalica, obiettiva.

Dare un volto all’emorroide. Una storia vera.

Per spiegare le implicazioni di ciascuna opzione, farò un esempio tratto da una storia vera accaduta qualche mese fa, cioè le mie elucubrazioni quando, terminato un articolo sulle emorroidi, mi è stato chiesto di abbinarci un’immagine.
Prima cernita. Escludo subito Google Images perché quelle royalty free non sono adatte, e mi concentro su due banche immagini, alcuni siti di illustrazioni free e Flickr. Effettuo la ricerca e lascio a voi immaginare il risultato. A questo punto divido ciò che vedo in tre gruppi.

Immagine concettuale

L’emorroide c’è ma non si vede. Si percepisce il dolore, il fastidio che provoca la sua presenza. In genere è la donna a essere ritratta in contorcimenti e spasmi di sofferenza. Ma la vera emorroide concettuale è rappresentata dal rotolo di carta igienica sporcata da due o tre gocce di sangue. Ci penso su e passo oltre.

Illustrazione didascalica

La zona del corpo interessata dal disturbo è disegnata in modo da mostrare al lettore com’è fatta all’interno, alcune frecce o linee rette indicano il nome di ogni singola pare. In corrispondenza del malanno c’è un pallino colorato oppure il suo nome è accerchiato per darne evidenza. Le illustrazioni didascaliche hanno colori tenui, in genere tendono all’azzurrognolo, e mi hanno sempre fatto pensare alle luci di una sala chirurgica. Gli illustratori scientifici sono anche un po’ anatomisti. Immagino la faticaccia. A loro, chapeau.

Fotografia obiettiva

Dopo tanti anni di web writing medico non mi sono ancora abituata a questo tipo di immagine. La fotografia non è realistica: è reale. Ho scoperto che la vista del sangue non mi disturba ma le operazioni agli occhi sì, molto. C’è stato un periodo in cui non sopportavo i miei colleghi che, passandomi alle spalle, osservavano lo schermo del mio pc allontanandosi subito con disgusto. Così, pian piano, tutti hanno cominciato a non voltarsi più verso di me. A quel punto ho capito quando scegliere fotografie obiettive e quando no: proporre l’immagine di un herpes labiale è un’azione innocua, guardare disturbi più intimi e deturpanti no.

E quindi, quale immagine scelgo?

Il sunto di questo post è che le immagini concettuali sono il giusto compromesso tra l’informazione e la realtà riconosciuta dal lettore, le fotografie obiettive sono da usare on attenzione, e le illustrazioni didascaliche, per me, restano le più adatte perché informano con chiarezza e arricchiscono davvero un editoriale. Ma diciamolo: anche senza fotografia, un articolo scritto per bene, ha il suo perché.

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