Può una diagnosi medica essere tanto offensiva da indignare i pazienti? Sì, se l’espressione scientifica in questione è “obesità mostruosa”.

Obesità mostruosa, ma non è il caso della Ballerina alla sbarra di Fernando Botero – Flickr.com
Può una diagnosi medica essere tanto offensiva da indignare i pazienti? Sì, se l’espressione scientifica in questione è “obesità mostruosa”.
Obesità mostruosa, ma non è il caso della Ballerina alla sbarra di Fernando Botero – Flickr.com
Ci sono malattie che si manifestano alla nascita e altre che arrivano nel corso della vita. Che si nasca o si diventi, essere un paziente costringe a conoscere la propria malattia e a imparare come relazionarsi al medico.
eHealth: comunicazione medico-paziente – andreasilenzi.net
Jen Lewis è una designer statunitense che ogni mese, durante il ciclo mestruale, raccoglie il sangue in una coppetta e lo versa nel wc dove, a contatto con l’acqua, crea forme sempre diverse e inaspettate. Intanto, Rob Lewis è sempre lì, pronto a fotografare ciò che il sangue mestruale disegna nel water; dopodiché, Rob e Jen scelgono gli scatti migliori e li pubblicano su Menstruaionresearch.org. Si può definire Jen Lewis una designer mestruale e quel che fa insieme a Rob è un atto di ribellione: liberare le donne dal tabù delle mestruazioni.
Rob Lewis, Menstruationresearch.org
Siete iscritti alla newsletter dell’AIRC? Beh, dovreste. Perché offre contenuti pratici, consigli utili per la prevenzione dei tumori ed è bella. E la bellezza, secondo me, è un valore anche quando si comunica salute e scienza.
Mai sentito parlare di medical writing? È una professione impegnativa e affascinante in cui la formazione medica, la competenza linguistica e la capacità di comunicare si fondono. Cosa fa il medical writer? Come si diventa uno scrittore di testi medici e, in Italia, quanto spazio c’è per un professionista della comunicazione medica? L’ho chiesto a Tiziano Cornegliani, Medical writer e docente al Master in Editoria cartacea e digitale presso l’Università Cattolica di Milano.
Ci sono giorni in cui sorridere è una sorpresa. Non c’è motivo per farlo, ma gli angoli della bocca si alzano e il viso si distende in un’espressione gioiosa. Ci si sente felici, e questo rende tutto speciale. Si dice che la felicità si impara, che basta esercitarsi per riuscire, senza sforzo, a mettere i bei pensieri al posto di quelli cupi.
Da quando tutti hanno capito che le immagini arricchiscono i contenuti e attirano l’attenzione dei lettori, pare che anche post e articoli di salute e benessere sul web siano validi solo se hanno una fotografia. Il ragionamento più o meno fila. Peccato che ogni ricerca sia un piccolo trauma e la scelta molto delicata.
Con lo pseudonimo di Rob, nel 2007 un medical blogger ha stilato i cinque punti di un codice etico dei blogger che scrivono di sanità. Lo scopo del codice è creare delle linee guida sul comportamento dei blogger che devono mostrare la propria identità. Solo così è possibile tutelare il lettore e indirizzarlo alla lettura con un approccio di totale fiducia o estrema cautela.
Essere un web writer che scrive di salute è difficile, se fosse semplice questo blog non esisterebbe. Dopo le difficoltà iniziali ho capito che si possono imboccare due strade: seguire sul web i professionisti da cui imparare, e allenarsi a fare proprio lo stile con cui le grandi strutture ospedaliere, gli studi medici e le farmacie parlano alle persone. La prima strada l’ho già raccontata, oggi tocca alla seconda.
La scorsa settimana è stata diffusa una notizia shock che, sin dalle poche parole di un titolo, sembrava annullare decenni di studi e certezze scientifiche: il cancro dipende dalla sfortuna. Allora la prevenzione e gli esami di routine sono inutili? Certo che no! Facciamo chiarezza sulle parole usate nell’abstract di un paper su Science.