Il venditore di medicine. O sul comparaggio

Dal dizionario Treccani: Comparaggio deriva dal francese compérage a sua volta derivato da compére, cioè ‘compare’ che, al secondo posto tra le definizioni estensive figura come “chi aiuta più o meno apertamente qualcuno in una brutta azione, in un imbroglio […].” Comparaggio vuol dire accordo fraudolento.

Venditore di medicine

Venditore di medicine

Reato di comparaggio

Il comparaggio è un reato giuridico in cui incorrono i medici che accettano denaro e altri beni con la promessa di agevolare la diffusione di farmaci e prodotti medicinali forniti da determinate case farmaceutiche.

È un malcostume consolidato da tempo, e l’ultimo episodio eclatante risale alla scorsa settimana: il 21 novembre i Carabinieri dei Nas di Livorno hanno arrestato 1 dirigente, 5 informatori scientifici e 12 pediatri con l’accusa di aver prescritto il latte in polvere al posto di quello materno per avere in cambio beni di lusso dalle case farmaceutiche produttrici del latte. Un fatto squallido, ancor più che le vittime sono i neonati.

La vicenda di comparaggio in Toscana mi ha fatto ripensare a Il venditore di medicine, il film di Antonio Morabito uscito ad aprile 2014.

I punti di forza de Il venditore di medicine

Il film racconta la storia di Bruno (Claudio Santamaria), un rappresentante farmaceutico vessato dalla Responsabile d’area (Isabella Ferrari) che fa pesanti pressioni ai sottoposti affinché piazzino i medicinali della casa farmaceutica per la quale lavorano, e lo consiglio perché:

Non è un documentario. E credo sia un bene perché i documentari destano attenzione e provocano indignazione, ma non è detto che riescano a coinvolgere emotivamente lo spettatore. Un film, invece, lo fa. Bruno è un informatore scientifico, una brava persona che diventa spietata quando comincia a temere che la crisi possa porre fine ai privilegi garantiti dal suo lavoro. Nel corso del film Bruno passa dall’essere un bravo professionista al diventare un corruttore e quasi assassino con il peso di troppo postumi sensi di colpa.

La scrittura è cruda. Senza orpelli, diretta, dura, come si conviene alla vicenda. I dialoghi sono serrati e i tanti momenti di silenzio, specie quando Bruno è solo a lambiccarsi tra sensi di colpa e disperazione, trasmettono un realistico senso di disturbo e inquietudine che facilita l’immedesimazione.

La terminologia è puntuale. In un’intervista, Morabito ha dichiarato di aver usato termini consueti nella pratica del comparaggio. Per esempio, i nomignoli affibbiati dagli informatori ai medici in base al grado di corruttibilità: penne, regine, squali.

Non c’è lieto fine. Il che contribuisce a rendere il film davvero realistico.

Nasce da una circostanza personale. Il regista Antonio Morabito è partito da una vicenda personale – la malattia del padre – per raccontare la sua esperienza con gli informatori farmaceutici attraverso una sceneggiatura drammatica, lontana dai toni dell’inchiesta.

Fonti attendibilissime. Per scrivere la sceneggiatura del film, Antonio Morabito ha ascoltato la testimonianza di medici e rappresentanti farmaceutici che hanno svelato i retroscena del comparaggio chiedendo di restare anonimi, pena la perdita del lavoro.

Ho voluto parlare de Il venditore di medicine perché penso sia un film che aiuta a vedere e conoscere dall’interno i meccanismi del comparaggio, tema purtroppo attuale, e apre interrogativi inquietanti ma necessari sulla figura del paziente-cliente. E poi lo suggerisco perché ritengo sia un bel film.
Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità, e se lo avete visto, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Vi lascio con un’intervista ad Antonio Morabito fatta da Luca De Fiore, Direttore generale e legale rappresentante de Il Pensiero scientifico editore.

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